Anche i 21 dipendenti delle Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria, Ex Ilva, dello stabilimento di Legnaro hanno, nonostante la CIGS, partecipato alla mobilitazione nazionale indetta per la giornata di oggi da FIM FIOM UILM per la salvezza dell’azienda siderurgica più travagliata d’Italia. Durante la mattinata i lavoratori del piccolo stabilimento padovano si sono riuniti in assemblea e hanno presidiato l’azienda. In tarda mattinata, intanto a Roma, si è riunito, su richiesta di Fim Fiom e Uilm, il tavolo permanente per l’ex Ilva presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri proprio per avere gli aggiornamenti sulla situazione del gruppo siderurgico Acciaierie d’Italia in AS sia per il gravissimo incidente verificatosi la settimana scorsa presso lo stabilimento di Taranto, che ha avuto come conseguenza l’annuncio del raddoppio della cassa integrazione, sia per avere chiarezza sul futuro del gruppo a seguito della gara di assegnazione a una nuova proprietà.
I lavoratori dell’Ilva di Legnaro, che sono tutti lavoratori con una lunga anzianità aziendale, hanno voluto sottolineare con il loro striscione l’importanza di salvaguardare il lavoro sia con la lotta sul campo, sia con il voto referendario dell’8 e del 9 giugno.
Il centro servizi di Legnaro è il biglietto da visita di ADI nei confronti dei clienti di questa area geografica che si riforniscono di COIL e acciaio.
Durante l’incontro di oggi si è registrata una forte intenzione da parte di ADI di rivedere i termini della cassa, aumentando le ore e le persone coinvolte, aggiungendo più personale in CIGS rispetto alla pianificazione di marzo scorso e anche del piano di ripartenza del 2024 che fissava la quota di cigs ad un livello più basso. Prendendo ad esempio lo stabilimento di Legnaro i lavoratori in CIGS erano passati da 15 persone in cassa su 21 nel 2024 a 10 di inizio 2025, mentre la richiesta odierna sarebbe di poter superare le 10 persone coinvolte.
Fim, Fiom e Uilm durante l’incontro hanno espresso contrarietà rispetto all’utilizzo più massiccio della cassa integrazione, posizione che sarà ribadita nei prossimi incontri, insieme alla richiesta di una maggiore partecipazione e impegno dello Stato nel presente e nel futuro dell’azienda. Occorre, infatti, garantire la continuità della produzione e urge una politica industriale degna di questo nome a garanzia dei posti di lavoro e per il futuro di una delle aziende più importanti del Paese.
Questa mattina, gli scioperi in tutti gli impianti hanno mandato un messaggio chiaro: serve continuità industriale, occupazionale e finanziaria e deve essere garantita dallo Stato, sostenendo investimenti strategici per la decarbonizzazione, la tutela dei livelli occupazionali e il futuro dei siti produttivi. Il bando avviato finora non ha dato risultati e il rischio di una crisi irreversibile è concreto. Senza interventi chiari, l’azienda potrebbe trovarsi in una situazione drammatica. Durante l’incontro a Palazzo Chigi, il governo ha sospeso ogni decisione unilaterale e ha riconvocato un nuovo tavolo per la prossima settimana, lunedì 26 maggio al Mimit.