Come ogni mattina, si sono presentati a lavoro ma stavolta hanno trovato chiusi i cancelli dell’azienda. È successo, lunedì mattina 10 luglio, alla quarantina di dipendenti della Italoforme, storica azienda di Este – è stata fondata nel 1897 - leader nel settore delle calzature nella produzione di forme in plastica, legno e materiali vari. Inutile dire che per i lavoratori si è trattato di un’amara sorpresa del tutto inaspettata visto che alla stragrande maggioranza di loro non era giunta nessuna comunicazione da parte dell'azienda che lasciasse presagire un esito così negativo.
I motivi della chiusura stanno nella forte crisi attraversata dall'azienda che avrebbe costretto i titolari a presentare in tribunale i libri per il fallimento. L'annuncio della chiusura ai rappresentanti sindacali è però arrivato solo nella giornata di martedì 11 luglio.
“Lo scorso venerdì – ha dichiarato Simone Ferraretto, il segretario provinciale della Fillea Cgil di Padova che sta seguendo il caso – l’azienda ha dichiarato, ufficiosamente e solo ad alcuni dei 44 dipendenti, che a giugno non sarebbe arrivato lo stipendio e che era in procinto di chiudere e questo significa che tutte queste persone hanno perso il posto di lavoro e sono state lasciate a casa senza preavviso, senza discussione, senza possibilità di confronto con le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici”.
“La voragine è grossa – ha affermato ancora Ferraretto – e infatti Alberto Benetti (amministratore delegato dell'Italoforme srl da dicembre 2022, ndr ) ha deciso di appoggiarsi a uno studio legale e, appunto, di mettere in liquidazione l'azienda. La preoccupazione più grande è per i lavoratori, che da lunedì sono sospesi. Sono previsti 120 giorni per la liquidazione, ma questo significa che rimarrebbero a casa per quattro mesi senza reddito né alcun ammortizzatore sociale”.
Fortunatamente la minaccia del mancato pagamento degli stipendi di giugno e di luglio è stata prontamente disattivata grazie all'azione dei lavoratori e del sindacato. Ma il problema sussiste: oltre ai difficili mesi che si prospettano, è da aggiungersi il fatto che i dipendenti avanzano anche il loro Tfr, mai versato nel fondo Arco. Inoltre, l'azienda ha già dimostrato seri limiti in quanto a pagamenti dovuti, e va ricordato come in passato abbia passato anche importanti problemi giudiziari.
“Ci siamo trovati il giorno stesso la comunicazione di chiusura aziendale, senza alcuna possibilità di condivisione e di confronto per salvare i posti di lavoro – ha ulteriormente aggiunto Gianluca Badoer, segretario generale della Fillea Cgil di Padova – ma faremo ogni cosa in nostro potere. Chiediamo la tutela dei posti di lavoro e il reintegro immediato delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Conclude Ferraretto: “Ci stiamo già attivando per trovare delle soluzioni. Intanto speriamo che ci siano eventuali nuovi acquirenti e che l'azienda non fallisca, perché in questo caso i dipendenti verrebbero licenziati. Se fosse, vedremo come fare”.