Fp Cgil Padova: “In sanità, in media le donne percepiscono un salario inferiore agli uomini di circa il 28%. Nell’Usl 6 la situazione è ancora più grave perché scontiamo il fatto di avere i fondi contrattuali più bassi di tutto il Veneto, e questo pesa sui salari accessori, e perché il part-time è quasi interamente femminile”
Presidio ieri, venerdì 7 marzo, della FP Cgil Padova davanti all’Ospedale di Schiavonia – nel pomeriggio un’iniziativa simile anche davanti all’Azienda Ospedaliera di Padova – per denunciare il grave divario salariale che vige nella sanità pubblica che non risparmia neanche le lavoratrici venete e, in particolare, quelle che prestano servizio presso l’Usl 6 Euganea. Una protesta che si inserisce nell’ambito delle iniziative legate alla Festa Internazionale della Donna dell’8 marzo e nella vertenza nazionale per il rinnovo del Contratto dei lavoratori pubblici che coinvolge quindi anche quelli che operano nella sanità.
“Quel che denunciamo – dice Alessandra Stivali, Segretaria Generale della FP Cgil Padova – è l’inaccettabilità della situazione che vige nel comparto della sanità pubblica dove le donne percepiscono, in media, un salario inferiore di circa il 28% in meno rispetto ai loro colleghi maschi. E voglio sottolineare che il comparto sanità, ma la questione è trasversale, è composto per circa l’80% da donne, percentuale che si ripete anche nella dirigenza. Nell’Usl 6 Euganea il divario salariale è ancora più grave perché tra le Usl venete è quella che dispone dei fondi contrattuali più bassi di tutta la Regione. Questo significa che l’Usl 6, insieme ad Azienda Ospedaliera, ha un salario accessorio più basso dovuto alla strutturazione dei fondi. Una situazione dovuta ad errori del passato, da noi denunciati quando le Usl si riunirono tutte in quella attuale, puntualmente verificatisi. Il risultato è che oggi un’infermiera dell’Usl 6 prende dai 200/250 in meno rispetto ad un collega che lavora, per esempio, a Venezia”.
“Su questa situazione – interviene Marika Damiani, Segretaria Provinciale della FP Cgil Padova – pesa anche il fatto che il lavoro part-time è svolto quasi interamente dalle donne e questo avviene perché all’attività che svolgono nelle corsie e nei reparti si somma il lavoro di cura che prestano presso le rispettive famiglie. Questo significa avere maggiori assenze, quindi una discontinuità retributiva e contributiva che si riflette inevitabilmente sulla busta paga a fine mese. Senza considerare la grave carenza di personale che si registra in un po’ tutte le strutture ospedaliere della provincia. Doppi turni, mancati riposi e altre irregolarità che non fanno altro che pesare sulle spalle del personale. E di più sulle donne”.
“Il gap salariale tra uomini e donne – conclude Alfonso Guerriero, il Coordinatore Nazionale Infermieri della FP Cgil venuto a supportare la protesta – è un'altra questione irrisolta non affrontata in tema di rinnovo del Contratto dei lavoratori della Sanità accanto alla decisione del Governo, formulata tramite l’associazione datoriale Aran, di prevedere un aumento salariale per i dipendenti di solo il 5,7% a fronte di un’inflazione di circa il 17%. Per questo la Cgil, e non solo, non ha voluto firmare la pre-intesa del rinnovo perché accettare questo significa accettare un impoverimento delle lavoratrici e lavoratori della sanità. Chiediamo di riaprire un tavolo di trattative per firmare un contratto degno di tale nome. E per farlo chiediamo che i fondi previsti per il futuro contratto vengano anticipati a questo. Altrimenti la fuga di personale dalla sanità pubblica, con gravi ricadute sulla qualità della stessa, non accennerà a diminuire”.
Il servizio di Telenordest sul presidio davanti all'Ospedale di Schiavonia organizzato dalla Fp Cgil Padova