Si è conclusa con la concessione di una proroga fino al 30 maggio, la mattinata di tensione vissuta ieri al civico 6 bis di Via D’Alemagna a Padova, nel quartiere Arcella, dove da diversi anni risiede la famiglia di Howland Rafiqul Islam, moglie e tre figli minori, bengalese di origine ma naturalizzato italiano dopo 23 anni di residenza nel nostro Paese. Al centro della contesa, l’appartamento acquistato diversi anni fa ma di cui aveva smesso di pagare le rate del mutuo dopo che nel 2012 aveva perso il lavoro. Un’autentica disdetta, visto che in seguito alla quale ha subito il pignoramento dell’appartamento e di un quarto dello stipendio del nuovo lavoro che nel frattempo si era trovato. Ora l’appartamento, finito all’asta giudiziaria, è stato acquistato da un suo connazionale che si trova nella scomoda posizione di pagare un affitto e versare le rate di un mutuo di un appartamento in cui non riesce ad entrare.
Una concessione di ulteriori 20 giorni di permanenza, giunta dopo una lunga trattativa tra il Custode giudiziario incaricato dal Tribunale a requisire l’immobile e Michele Brombin, Segretario del Sunia – accompagnato da diversi militanti dell’organizzazione a difesa degli inquilini pronti ad incatenarsi simbolicamente per evitare lo sfratto – che segue questo e molti altri casi analoghi.
“Siamo intervenuti – dice Michele Brombin – a difesa di questa famiglia che, come purtroppo molte altre in città e provincia, vive l’autentico dramma di vedersi spaccare in due visto che l’unica soluzione prospettata dai Servizi Sociali è quella di trasferire madre e figli alla Casa a Colori mentre Rafiqul dovrà arrangiarsi, cioè vivere in macchina, in mezzo ad una strada. Considerato che per vivere svolge un lavoro pesante con turni anche di notte, è chiaro che la situazione abitativa precaria in cui si trova rischia di farglielo perdere e questo farà sorgere il problema di come mantenere la famiglia. Insomma: la situazione è pessima ma rischia di peggiorare ulteriormente”.
“Quello che fa arrabbiare – prosegue il sindacalista – è che nel frattempo ci sono 250 alloggi vuoti di proprietà del Comune che salverebbero molte persone dalla strada, proprio come la famiglia di Rafiqul. La semplice verità è che le case pubbliche sono insufficienti e non bastano minimamente ad esaudire l’enorme domanda. È necessario che il Comune si dia da fare per convincere i proprietari a mettere a disposizione appartamenti a costi accessibili. Gli sfratti in città sono circa settecento, un'emergenza senza precedenti, alla quale si sommano i casi di pignoramenti che nemmeno il tribunale ha saputo quantificare quando abbiamo chiesto i dati. Questa è un'emergenza spaventosa, che mette le famiglie sulla strada”.
“Purtroppo – conclude Brombin – le modalità di intervento del Comune sono da cambiare come riconosce anche l'assessore Benciolini ma ad oggi tutto rimane uguale ed è un problema che abbiamo segnalato mesi fa. Resta il fatto sconcertante che quando si verificano situazioni come quella di oggi, i Servizi Sociali non sono mai in grado di dire dove andrà una famiglia. Uno sfratto è un dramma e invito l'assessore Benciolini ad assistervi per rendersene conto”.
Il Servizio di Telenordest sulla vicenda