Oggi, venerdì 30 ottobre, sciopero nazionale dei rider

Cgil Cisl e Uil: "Totale sostegno e appoggio alla battaglia dei Rider per il riconoscimento dei loro diritti e contro il Contratto pirata, firmato da AssoDelivery e Ugl, che li condanna ad una condizione di sfruttamento legalizzata"

"Il contratto siglato tra AssoDelivery e Ugl è illegittimo. Punto. E lo dimostreremo in ogni sede". Sono categorici i rappresentanti delle Segreterie Padovane di Cgil Cisl e Uil, Gloria Berton, Francesca Pizzo e Riccardo dal Lago nel condannare il nuovo contratto (imposto ai lavoratori che dovranno firmarlo entro il prossimo 3 novembre pena l'esclusione dall'accesso alle piattaforme che regolano le loro consegne) firmato ancora lo scorso 15 settembre tra AssoDelivery, l'associazione che rappresenta le piattaforme digitali (APP) della consegna del cibo a domicilio Deliveroo, Glovo, Just Eat, Social Food e Uber Eats.

"Si tratta palesemente di un contratto pirata – rincarano Berton, Pizzo e Dal Lago – e la prova più evidente è che è osteggiato da tutti i Rider, in tutto il territorio nazionale. Noi, quando sigliamo un accordo, lo sottoponiamo al giudizio dei lavoratori e se emerge che la maggioranza di loro lo rifiuta, ricominciamo a trattare. In questo caso non è neanche la maggioranza dei Rider ad essere contraria, è la totalità dei Rider a rifiutare questo Contratto. E questo perché cristallizza la loro condizione di precarietà e insicurezza a partire dal fatto di continuare a considerarli come lavoratori autonomi, invece che subordinati come è nella realtà".

"Con questo contratto – proseguono i tre sindacalisti – si fa una finta operazione di miglioramento delle condizioni di lavoro dei rider, ma non serve essere dei giuristi del lavoro per capire che il testo riconduce ancora la retribuzione al cottimo, ossia al numero di consegne e non all'orario di lavoro. Addirittura, sempre dal numero delle consegne fatte dipende la fornitura di caschi e indumenti di sicurezza, mentre spetta sempre alle lavoratrici e lavoratori pensare ai dispositivi di protezione individuale, ossia arrangiarsi davanti alla pandemia. Nessuna retribuzione per malattia, tredicesima, ferie e maternità ma con la possibilità di venire licenziati quando si raggiunge il tetto retributivo massimo per le collaborazioni occasionali (5 mila euro/anno)”.

"Finire a fare il Rider – concludono Gloria Berton, Francesca Pizzo e Riccardo Dal Lago – è più facile di quel che si è portati a credere. In Italia erano circa 20 mila fino a prima dell'inizio dell'epidemia, ma con l'esplodere di questa siamo almeno a 30 mila, vale a dire che è diventato un lavoro che raccoglie chi ne ha perso uno e non ne trova un altro. E adesso con il deflagrare della seconda ondata, temiamo possano diventare ancora di più. Non si può lasciarli soli nella loro condizione di sfruttamento. Sappiano che noi ci siamo: nei prossimi giorni andremo nei punti della città dove stazionano per volantinare allo scopo di informarli e dare loro un punto di riferimento per contrastare questo contratto che li colloca nella fascia dei lavoratori sfruttati e privi di tutele". inevitabile abbassamento della qualità delle prestazioni a loro dedicate".

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