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"Stop allo Smart Working per i dipendenti comunali? In verità non è neanche mai iniziato"

Stop al cosiddetto Smart Working dei dipendenti comunali: la replica della Fp Cgil di Padova

FP Cgil Padova: “Sempre bene ricordare la differenza tra “lavoro in remoto” e “smart working”: la pandemia ha costretto i lavoratori al primo, non al secondo”

E sottolineiamo che in questi mesi i responsabili dell’amministrazione Giordani hanno lavorato – e speso risorse - per la predisposizione del POLA (Piano per l'Organizzazione del Lavoro Agile), un istituto regolamentare, previsto proprio in applicazione di una legge dello Stato, che permetterà di dare delle regole precise su compiti, modalità, diritti e doveri di chi potrà svolgere il lavoro in modalità remota”.

Dopo le dichiarazioni del Sindaco Giordani riguardo ad una cessazione del cosiddetto “smart working” per i dipendenti comunali, con l'arrivo dell’obbligatorietà del Green Pass, arrivano le precisazioni del Segretario Generale della Fp Cgil di Padova, Enrico Ciligot che non nasconde il suo “stupore” per le parole del sindaco.

“In premessa – inizia Enrico Ciligot - è bene evidenziare che quanto applicato in periodo pandemico è stato dettato da uno stato di emergenza che ha permesso a tutti gli enti pubblici di garantire gli stessi servizi ai cittadini con la massima efficienza di come e quanto avveniva nel periodo pre-pandemia. E tutto ciò è avvenuto grazie allo spirito di sacrificio dei lavoratori dell'Ente di cui il Sindaco è a capo. Un fatto che, ne siamo certi, riconoscerà”.

“Bene ricordare la cronologia degli eventi – prosegue il sindacalista – ossia che da marzo 2020, per legge, è stato stabilito che nelle PA, il lavoro da remoto diventava “ordinario”, per la durato dello stato di emergenza, in deroga alla legge 81/2017. A tal proposito, sempre utile distinguere il “lavoro da remoto” dallo “smart working” (in italiano: lavoro agile). Infatti quest'ultimo è regolato da una legge in vigore fin dal 2017 che, lo sanno tutti, è stata totalmente disattesa fin da quando è scoppiato il COVID19”.

“Perché sostengo questo?” chiede Ciligot. “Perché la legge prevede dei paletti molto chiari su quali siano le attività che si possono svolgere da remoto, le modalità e soprattutto dice altrettanto chiaramente che esso si applica a seguito di progetti e obiettivi definiti dall’ente. Altresì, all’art 18, la legge 81/2017, prevede che il dipendente in smart working deve raggiungere gli obiettivi senza vincoli di orario e di postazione. Ecco: bastano solo questi due elementi (e non ne mancano altri) per evidenziare che quanto successo in periodo pandemico non era smart working. La verità è che i lavoratori, da un giorno all'altro, hanno proseguito le proprie attività da casa, spesso con i propri mezzi informatici, con le proprie connessioni pagate a spese proprie, perdendo al tempo stesso il diritto ad alcuni istituti contrattuali. Questo perché eravamo in emergenza e non era possibile un'applicazione vera della legge che prevede, peraltro, un accordo individuale tra amministrazione e dipendente”.

“Inoltre – aggiunge il sindacalista della FP Cgil di Padova – è bene sottolineare altri aspetti. In questi mesi i responsabili dell’amministrazione Giordani hanno lavorato per la predisposizione del POLA (Piano per l'Organizzazione del Lavoro Agile) previsto proprio in applicazione di una legge dello Stato. Questo istituto permetterà di dare delle regole precise su compiti, modalità, diritti e doveri di chi potrà svolgere il lavoro in modalità remota. Voglio ricordare che proprio il Ministro Brunetta, prima dell'estate, ha sottoscritto il “Patto per l'innovazione e la coesione sociale” dove, tra le altre cose, si prevede l’introduzione delle regole guida, già nel prossimo Contratto Nazionale, dei vari comparti del pubblico impiego in discussione con l’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) in questi giorni. E aggiungo che, su tale istituto, l'amministrazione comunale ha investito parecchio in termini economici. Ecco perché le parole del Sindaco, come minimo, mi stupiscono”

“Lavorare da remoto – conclude Enrico Ciligot - non significa “non lavorare”. Molti enti pubblici e molte aziende private lo stanno già applicando da anni, senza alcun problema e senza una riduzione dei servizi. Credo che nel 2021, in piena era informatica, iniziare a pensare a nuove modalità non sia peccato, anzi e alcuni Enti Territoriali, anche a Padova, ormai utilizzano l'istituto da remoto senza avere creato disservizi agli utenti, istituendo al tempo stesso anche un altro "nuovo" stile di lavoro, ossia il COWORKING, un modo di utilizzare gli stessi spazi alternando il personale in presenza, liberando così gli uffici riducendo anche i costi di gestione. Alla luce di questo, riteniamo che la problematica sia molto complessa, motivo per cui, come CGIL, chiederemo al più presto un’accelerazione per l'applicazione delle leggi già esistenti”.

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