Continua l’agitazione nel mondo metalmeccanico padovano legato al decreto del 22 marzo 2020 e alla situazione generale provocata dal diffondersi del Covid-19.
Le misure di contenimento che sono state annunciate sabato 21 dal Presidente Conte trovano poca aderenza con la realtà perché sono tante le aziende metalmeccaniche nel nostro territorio che, anche se facenti parte dei Codici Ateco ritenuti essenziali, di essenziale hanno ben poco, e tante sono le richieste di deroga al prefetto che sono partite o che partiranno in questi giorni.
Di seguito la lista di alcune delle tante aziende che stanno chiedendo deroga al prefetto:
Italfer di Campodarsego, circa 40 dipendenti, del settore delle lavorazioni in acciaio conto terzi;
Ultratest e Forgine Institute di Limena, circa 10 dipendenti, sono ditte d'appalto per la certificazione di materiali;
Due Erre Tech di Camposampiero, circa 50 dipendenti, del settore delle lavorazioni del ferro conto terzi per porte tagliafuoco e forni per ristoranti;
Antonio Carraro, produce trattorini, ha circa 470 dipendenti, il cui codice Ateco non corrisponde a quelli presenti in elenco;
Di Erre Decatech di Borgoricco, circa 50 dipendenti, produce protezioni in alluminio per macchine industriali;
Saga di Cadoneghe, 90 dipendenti, produce componenti in plastica per il settore automotive;
Ima-saf di Cittadella, 200 dipendenti, produce marmitte per il settore automotive;
Tecnolaser di Curtarolo, 150 dipendenti, lavora nel taglio e piega di lamiera conto terzi;
Officine Facco, 150 dipendenti, produce impianti avicoli e il codice Ateco non corrisponde a quelli presenti in elenco;
Ravagnan di Limena, 150 dipendenti, produce caldareria per petrolchimici, lavora su commessa, non lavora nel settore delle manutenzioni e OCS di Albignasego, 90 dipendenti, lavora nelle forniture per petrolchimici;
Ferrau di Caselle, 29 dipendenti, settore profilatura;
Abb di Monselice, 190 dipendenti, produce trasformatori per media e alta tensione (codice ateco non corrisponde a quelli presenti in elenco);
Columbia di Monselice, 90 dipendenti, produce banchi frigo per supermercati, lavora su commesse per nuove installazioni;
Lincoln Electric di Due Carrare, 90 dipendenti, produce elettrodi e filo per saldature;
De Angeli di Bagnoli, 300 dipendenti, produce filo di rame per l’Enel e per trasporti ferroviari;
MTA in Bassa Padovana, circa 500 dipendenti, produce sistemi di condizionamento;
Dab di Mestrino, 500 dipendenti, produce pompe idrauliche per la grande distribuzione;
Maschio Gaspardo, 600 dipendenti in due stabilimenti Campodarsego e Cadoneghe, il cui codice Ateco è presente nell'ultima lista nonostante producano per l’estero appendici agricole per trattori.
Intanto nella giornata odierna, nello specifico alle ore 12, è aumentato l’elenco delle aziende metalmeccaniche padovane che hanno chiesto la cassa integrazione per un totale di 322 aziende e 13.349 dipendenti.
Gli scioperi oggi hanno coinvolto la Maschio Gaspardo, la Ravagnan, la Lincoln, la Abb, la Carel e l’Antonio Carraro. Come risultato dello sciopero di oggi la Ravagnan chiuderà a partire dal 26 marzo.
Alla Lincoln Electric, multinazionale americana che produce elettrodi e filo per saldature, l’80% dei lavoratori hanno scioperato oggi, e continueranno lo sciopero anche domani, contro la richiesta della direzione di rimanere aperti nonostante non facciano parte delle aziende comprese nei codici Ateco presenti in elenco. In più nelle scorse settimane l’azienda ha annunciato un piano industriale che prevede il ridimensionamento drastico dello stabilimento di Due Carrare ai limiti della sostenibilità del sito stesso, situazione che non rende distesi i rapporti fra proprietà e dipendenti.
Sciopero anche alla Abb di Monselice, multinazionale svizzera, in acquisizione da parte della Hitachi, che produce trasformatori e componentistica elettrica industriale. L’azienda rientra nei codici Ateco concessi, nonostante non producano beni essenziali. Ha aderito allo sciopero di oggi il 100% degli operai, mentre gli impiegati sono in smartworking da settimane, e continueranno lo sciopero anche domani, vista l’opposizione totale alla sospensione delle attività della dirigenza che ritiene lo stop non necessario per la salvaguardia dei lavoratori temendo che questo possa portare solo ad una perdita di ordini e clientela.
Anche oggi in diverse aziende metalmeccaniche si sono registrati contagi. Una brutta notizia arriva dalla Malvestio che produce attrezzature ospedaliere: a seguito di un caso positivo ricoverato con sintomi COVID-19, a tutti gli operai è stato fatto il tampone e, in attesa di responso, sono stati comunque messi in quarantena una dozzina di dipendenti. Vista la situazione critica e la paura di tanti lavoratori è stata inoltre fatta una richiesta di cassa integrazione per 50 dipendenti e sono stati interrotti gli straordinari di sabato e domenica.
“Anche la Mita Mitsubishi, la Fip-mec e altre minori hanno disposto la chiusura preventiva comunicandolo alla Rsu. Crediamo che la cosa migliore sia chiudere le aziende condividendo i percorsi con il sindacato perché la vera sfida, dopo quella sanitaria, verrà dopo e sarà legata a come si riapriranno le aziende e si rilancerà il tessuto produttivo padovano.” Ha dichiarato Davide Crepaldi, segretario generale della Uilm Padova.
“Alta preoccupazione per la prosecuzione delle attività in quelle aziende che faranno ricorso all'autorizzazione della Prefettura e per alcune rientranti nella lista delle attività previste. Infatti verifichiamo che in entrambi i casi vi sono aziende che nelle maglie del provvedimento governativo proseguiranno la loro attività anche se non indispensabili. Se riteniamo che il momento sia grave e che i sacrifici devono essere distribuiti a tutta la popolazione, non si deve ricorrere a forzature per poter comunque continuare l'attività. Per questo le organizzazioni sindacali territoriali hanno previsto anche la possibilità dello sciopero. Facciamo inoltre appello ai Prefetti perché vi sia una puntuale valutazione della effettiva utilità di proseguire alcune attività. Siamo disponibili a valutare congiuntamente quelle aziende che secondo noi potrebbero sospendere l'attività.” Ha dichiarato Nicola Panarella, segretario generale della Fim Cisl di Padova e Rovigo.
“Anche oggi i lavoratori e i delegati sindacali hanno fatto capire che la loro lotta è la lotta di e per tutti. Riteniamo assolutamente sbagliata la scelta del Governo di scaricare ai prefetti la scelta fra aziende essenziali e non.
Ci sono tante aziende, grandi e piccole, che hanno dimostrato che con il sindacato si può collaborare, ma purtroppo ci sono anche importanti aziende che fanno parte dell’associazioni industriali che invece hanno dimostrato di voler speculare sulla situazione. Mai avremmo pensato che in un momento grave come questo alcune aziende potessero comportarsi in questa maniera, dimostrando superficialità e disinteresse per la collettività.
Vogliamo che sia chiaro a tutti che però alla fine, quando tutto questo sarà finito, dovremmo trovare insieme il modo di venirne fuori. È chiaro come non mai che servirà un nuovo modello di sviluppo, un’industria specializzata anche nel mercato interno, ma soprattutto maggiore responsabilità verso il bene comune.” Ha dichiarato Loris Scarpa, segretario generale della Fiom Cgil di Padova.
Padova, 24/03/2020
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