Quest’analisi è il frutto di una ricerca svolta dal Fondazione Claudio Sabattini in collaborazione con la Fiom-Cgil del Veneto. I dati raccolti hanno interessato tutte le province venete per poter avere sia il dato regionale che quello territoriale dell’andamento dei salari e degli utili.
Obbiettivo della ricerca, infatti, è stato quello di analizzare l'andamento dei salari e degli utili nelle imprese metalmeccaniche del Veneto con numero di dipendenti pari o superiore a 50 ed è stato realizzato uno studio dei bilanci aziendali di imprese “attive" aventi tutte le forme giuridiche possibili; a livello provinciale, invece, sono state analizzate tutte le imprese con un numero di dipendenti pari o superiore a 15.
L'andamento delle principali variabili è stato analizzato dal punto di vista del loro andamento nel tempo e del loro rapporto con il valore aggiunto. Per effettuare questa analisi sono stati analizzati i bilanci aziendali di tutte le imprese metalmeccaniche dal 2009 al 2018. Il 2009, tuttavia, è stato escluso in quanto i dati risultavano pesantemente condizionati dall'impatto della crisi.
L’analisi generale è riferita, quindi, all'arco temporale 2010/2018, e, in seguito, ci si è concentrati sull’arco temporale 2015/2018; quest'ultimo costituisce il periodo in cui è stato possibile osservare i cambiamenti che si sono registrati a cavallo del contratto nazionale del 2016, in quanto comprensivo dell’anno precedente e dei tre anni successivi. Era necessario capire se le imprese padovane avessero generato ricchezza in questi 4 anni e dove questa ricchezza fosse andata.
Dal 2010 al 2018 il campione include 601 imprese del padovano, mentre nel periodo 2015/2018 le imprese sono 552. I settori riguardano: le attività metallurgiche, la fabbricazione di prodotti in metalli (esclusi macchinari e attrezzature), la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, la fabbricazione di apparecchiature elettriche, la fabbricazione di macchinari e apparecchiature nca, la fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, la fabbricazione di altri mezzi di trasporto, la riparazione e installazione di macchine e apparecchiature.
Le variabili considerate sono state: il totale valore della produzione, il valore aggiunto (calcolato sulla differenza fra il valore della produzione e i costi intermedi), il totale dei costi del personale, i salari e gli stipendi, gli ammortamenti materiali e immateriali, il totale dei proventi e gli oneri finanziari, totale svalutazioni, il totale proventi/oneri straordinari, il risultato prima delle imposte, il totale delle imposte sul reddito correnti, differite e anticipate, l’utile/perdita di esercizio.
Dall’analisi è stato evidenziato in maniera palese che le imprese padovane sono state e sono in grado di generare ricchezza, cioè valore aggiunto. Questo, infatti, è cresciuto nel periodo 2010-2018 del 57,3%. Nello stesso periodo gli utili sono cresciuti del 201%, mentre i salari sono cresciuti solo del 53%.
La seconda analisi si focalizza sul periodo 2015/18, quindi gli ultimi 4 anni, ovvero i 3 anni di vigenza dell’ultimo CCNL di categoria stipulato e l’anno immediatamente precedente. In questo modo si approfondiscono maggiormente le eventuali modificazioni, nei trend delle variabili osservate, determinate dal CCNL. In questi 4 anni, mentre la crescita degli utili è stata di oltre il 60%, quella dei salari è stata solo del 10% e quindi, di conseguenza, è cambiata l’incidenza sia degli utili che dei salari del valore aggiunto cioè sulla ricchezza generata dalle aziende.
Come conseguenza degli andamenti sopra descritti, infatti, sono cambiate anche le quote delle variabili sul valore aggiunto. Mentre l’incidenza dei salari sul valore aggiunto è passata dal 45,4% al 44,6% (con la perdita di circa 1 punto percentuale), quella degli utili è aumentata dal 14,3% al 20,5% (con un aumento di oltre 6 punti percentuali). Addirittura, poi è calata l’incidenza della tassazione, così come quella degli ammortamenti immateriali e materiali.
In sintesi, indicizzando i dati, è possibile visualizzare l’andamento generale: si nota che gli utili sono quelli che crescono più di qualsiasi altra variabile, evidenziando in questo modo quanto ci sia stata una redistribuzione impari della ricchezza prodotta. Si può notare quindi quanto questa ricchezza non sia stata neppure utilizzata per investimenti, ma sia stata prevalentemente assorbita dagli utili.
Matteo Gaddi, ricercatore della Fondazione Sabattini, che ha realizzato questo report commenta: “Dall’analisi dei dati regionali abbiamo potuto vedere quanto in Veneto le aziende in questi anni abbiano aumentato la loro produttività e siano in grado di produrre valore aggiunto e, all’interno di questo valore aggiunto, gli utili sono nettamente al di sopra della media del Veneto. Infatti, mentre in Veneto gli utili salgono del 100%, nella provincia di Padova questi raggiungono il 201% nel 2010/2018, mentre i salari crescono del 52%, in rapporto 1 a 4. Focalizzandosi sull’ultimo periodo 2015/2018 gli utili salgono oltre il 60% mentre gli stipendi del 10%, raggiungendo un rapporto di 1 a 6. Abbiamo potuto osservare quanto in questi 8 anni gli investimenti siano calati di 1,74 punti percentuali sul valore aggiunto, dato che evidenzia quanto non ci sia stata incremento della ricerca e non si sia investito nel campo della sicurezza, dell’innovazione, nella modernizzazione degli impianti industriali e nel risanamento degli ambienti di lavoro.
In conclusione possiamo dire che a fronte di un valore aggiunto che è andato in crescendo, aumentando anno per anno, la parte maggiore di questo è stata assorbita dagli utili delle imprese a svantaggio di salari e investimenti.”
“Non possiamo più accettare un sistema che accumula utili a discapito degli investimenti, dei salari e della compatibilità ambientale. Il Contratto nazionale dei metalmeccanici è il solo strumento che può permettere una maggiore redistribuzione della ricchezza e che unito ad una nuova legislazione del lavoro, ad una riforma fiscale più equa e ad una seria lotta all'evasione può fermare il depauperamento di interi territori” dichiara il segretario generale della Fiom di Padova Loris Scarpa, che continua “Abbiamo chiesto un focus specifico sui dati tra il 2015 e il 2018 perché proprio nel 2016 è stato introdotto il nuovo contratto nazionale di categoria, che secondo gli industriali avrebbe dovuto garantire una redistribuzione della ricchezza laddove veniva prodotta. Ma questi dati, purtroppo, ci dicono l’esatto contrario: di fatto dove la ricchezza è stata prodotta abbiamo assistito ad un’impennata degli utili di oltre il 60% a fronte di una crescita degli stipendi del 10% e gli investimenti non sono certo cresciuti, anzi. Ci è stato chiesto di puntare sulla contrattazione decentrata” spiega Scarpa “solo che non tutte le aziende hanno introdotto contratti di secondo livello. Ci è stato chiesto di avere fiducia nei nostri interlocutori, ma in molte aziende il Contratto nazionale è stato disatteso. Inoltre la mancanza di investimenti ha gravato sulle condizioni di sicurezza, sulla salute dei luoghi di lavoro e sui tassi di inquinamento. Nel frattempo si è giocato a mettere i lavoratori contro altri lavoratori esternalizzando intere parti dei processi di lavorazione con appalti e subappalti a prezzi ribassati. Si sono create sacche di sfruttamento sempre più vaste al solo fine di comprimere i costi e incrementare gli utili.”
Conclude Loris Scarpa “Crediamo che ora sia il tempo della redistribuzione e di una maggiore equità. Chiediamo che le imprese inizino a reinvestire gli utili accumulati e rivendichiamo le stesse condizioni salariali e di diritti per tutti, che siano assunti direttamente o tramite appalto. Solo così si potranno difendere interi territori dall'essere depredati anche in un contesto di crescita economica.”
FIOM CGIL PADOVA
27 dicembre 2019
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