Questa analisi è una ricerca effettuata dal Fondazione Sabattini fortemente voluta dalla Fiom del Veneto e che è partita per l’area di Milano e per il Veneto prima di espandersi in tutto il resto d’Italia.
Obbiettivo della ricerca è stato analizzare l'andamento dei salari e degli utili nelle imprese metalmeccaniche del Veneto con numero di dipendenti pari o superiore a 50 ed è stato realizzato uno studio dei bilanci aziendali di imprese “attive" e con tutte le forme giuridiche possibili. L'andamento delle principali variabili è stato analizzato dal punto di vista del loro andamento nel tempo e del loro rapporto con il valore aggiunto.
Per effettuare questa analisi sono stati analizzati i bilanci aziendali di tutte le imprese italiane dal 2009 al 2018 aggregandoli per settori le aziende e altre variabili utili a comprenderne l’andamento generale. L’andamento delle variabili è stato visto da due punti di vista: l’andamento nel corso del tempo per vedere come sono cambiate.
Nonostante l’analisi generale parli dell’arco di tempo che va dal 2010-2018 (in cui non si può non ricordare il 2013, anno della seconda crisi) ci si è concentrati sull’arco temporale che va dal 2015 al 2018, un periodo in cui è stato possibile osservare i cambiamenti che si sono registrati a cavallo del contratto nazionale del 2016, l’anno precedente e i tre anni successivi.
Era necessario capire se le imprese venete avessero generato ricchezza in questi 4 anni e dove questa ricchezza fosse andata.
I settori convolti sono quelli delle attività metallurgiche, la fabbricazione di prodotti in metalli (esclusi macchinari e attrezzature), la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, la fabbricazione di apparecchiature elettriche, la fabbricazione di macchinari e apparecchiature nca, la fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, la fabbricazione di altri mezzi di trasporto, la riparazione e installazione di macchine e apparecchiature.
Le variabili considerate sono state: il totale valore della produzione, il valore aggiunto (che in un bilancio che si calcola facendo la differenza fra il valore della produzione e i costi intermedi), il totale dei costi del personale, i salari e gli stipendi, gli ammortamenti materiali e immateriali, il totale dei proventi e gli oneri finanziari, tale svalutazioni, il totale proventi/oneri straordinari, il risultato prima delle imposte, il totale delle imposte sul reddito correnti, differite e anticipate, l’utile/perdita di esercizio.
Dall’analisi è stato evidenziato in maniera palese che le imprese venete sono in grado di generare ricchezza e che dal 2010 al 2018 gli utili sono cresciuti del 100% mentre i salari sono cresciuti solo del 37%.
Passando ad analizzare il periodo 2015/18 mentre la crescita degli utili è stata di quasi il 40%, quella dei salari è stata di poco più del 5% e di conseguenza è cambiata l’incidenza sia degli utili che dei salari del valore aggiunto cioè sulla ricchezza generata dalle aziende.
Per quanto riguarda le quote sul valore aggiunto mentre gli utili sono aumentati di oltre 4 punti percentuali, i salari sono calati di 1,20 punti percentuali, evidenziando in questo modo quanto ci sia stata una redistribuzione impari della ricchezza prodotta. Si può notare quanto questa ricchezza non si astata neppure utilizzata per investimenti ma sia stata prevalentemente assorbita dagli utili.
Uno studio di questo tipo è necessario per avere gli strumenti necessari per ribattere alle affermazioni di Federmeccanica che continua a lamentare una mancata crescita e una diminuzione dei guadagni mentre i dati dimostrano l’esatto contrario.
Antonio Silvestri a proposito di questa ricerca ha dichiarato: “Con l’indagine presentata oggi si evince una realtà che i lavoratori conoscono bene e che hanno provato sulla loro pelle: la crisi l’hanno pagata interamente loro. Mentre i salari restavano fermi al palo, gli utili d’impresa crescevano… Il report ha evidenziato un modello di sviluppo, quello veneto, basato sul basso salario, sugli scarsi investimenti. Insomma il profitto è l’unico riferimento e viene ricercato perseguendo la via bassa della competitività, basata sullo sfruttamento e sulla precarietà. Contro la mancata redistribuzione del reddito, contro la continua rincorsa da parte delle aziende alla precarietà. Il contratto nazionale, deve tornare ad essere strumento principe di regolazione e di mediazione del mercato.”