Dopo l’incontro di ieri, richiesto dai sindacati per poter avere informazioni dirette dai titolari sulla situazione in cui verte l’azienda, i lavoratori hanno deciso all’unanimità di procedere con lo sciopero, bloccando i lavori per le giornate di venerdì 7 e di lunedì 10 luglio. Sindacati, RSU e lavoratori hanno deciso di dare un netto segnale di protesta dopo aver ricevuto la notizia che il paventato acquisitore in realtà non esiste.
“E’ necessario far sentire la vice dei lavoratori e trovare al più presto un compratore” asserisce Gianluca Badoer, membro della segreteria della Fiom Cgil di Padova “perché la situazione si risolva senza strascichi negativi. Non è auspicabile che un’azienda come questa serri i battenti, non solo per i lavoratori, ma anche per l’intero territorio, che verrebbe così privato della presenza dell’Italscale che è in attività a Saonara dagli anni 60. Bisogna mettere in campo tutte le forze e fare squadra per poter scongiurare la chiusura. Lunedì è stata fissata l’assemblea con i lavoratori dove decideremo come procedere: sciopero a oltranza, presidi, incontri con la prefettura e con il Ministero dello sviluppo economico. Nulla resterà intentato.”
Per scantonare il fallimento è stato aperto un concordato preventivo in bianco e assieme alla procedura di mobilità, arrivata il 30 giugno ai lavorati, dove la proprietà dichiara anche la cessata attività dell’azienda che dovrebbe avvenire il 15 settembre 2017. I sindacati hanno chiesto il ritiro immediato della procedura e aspettano risposta in tal senso.
L’Italscale è un’azienda storica del territorio di Saonara, nata nel 1960 come azienda artigiana, negli anni 80 fece il salto di qualità, molto diffuso in quegli anni, ampliando lavorazioni e assetto. Fra i vari rami è specializzata soprattutto nella lavorazione di alluminio per l’automotive, mercato altamente competitivo nel quale è necessario essere tecnologicamente competitivi per non essere fuori mercato e per non produrre al di sotto della soglia di guadagno. Molto spesso la mancanza di competitività a livello tecnologico viene recuperata cercando di potenziare la produttività, aumentando i ritmi e il peso del lavoro sui dipendenti. Ed è purtroppo quello che è accaduto in Italscale perché negli anni non sono stati fatti gli investimenti tecnologici appropriati. Questi buchi tecnologici, sommati alla cattiva gestione dell’azienda hanno fatto il resto, arrivando alla situazione che si sta delineando in queste ore. La mal gestione dell’azienda che grava sui titolari, non più giovanissimi, la mancanza di competenza da parte dei figli subentrati nel controllo e gli errati affidamenti a figure esterne e interne che hanno fatto i propri interessi e non quelli dell’azienda (creando anche parecchi danni funzionali) hanno nel tempo generato sempre più problemi alla sussistenza dell’azienda che, nonostante tutto, ha sempre provato a tener duro, soprattutto grazie all’impegno dei lavoratori.
Nel 2009 l’Italscale subisce la crisi sistemica, riuscendo però a ripartire, nonostante le carenze tecnologiche e organizzative. Questa ripartenza ha creato un ingente difetto economico, incrementato dalle mancate liquidità non più garantite delle banche, portando l’azienda ad essere in gravi difficoltà nel pagamento di stipendi e fornitori. Oltre a questa non semplice situazione gestionale sono arrivati anche i decreti ingiuntivi che non hanno alleggerito le cose, anzi. Un mese fa, per scantonare l’ipotesi di fallimento, la proprietà ha dato in affitto parti dell’azienda e a maggio 2016 avevano provato a fare una cessione di ramo di azienda, cosa però mai concretizzata nei fatti.
Fiom Cgil Padova