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Fillea Cgil Padova: "Ristrutturazione ex Rinascente. Prima sfruttati e poi, a cantiere chiuso, licenziati due lavoratori"

Fillea Cgil Padova: “All’ex Rinascente, terminati i lavori, licenziati due lavoratori. Con l’introduzione del nuovo codice degli appalti episodi come questo si moltiplicheranno e lavoratrici e lavoratori finiranno vittime di una sempre crescente compressione di salari, diritti e sicurezza”

Un cantiere in centro città e da tempo finito sotto osservazione dalla Fillea Cgil Padova. Si tratta del cantiere all’ex Rinascente di Padova dentro al quale operava in sub appalto la A.B.C. Srl di Milano (azienda appena nata ma con all'attivo centinaia di dipendenti sparsi in vari cantieri e provenienti da una chiusura societaria precedente) per conto della capofila Intesa Costruzioni S.r.l. di Bergamo. Dalle ispezioni, diverse le incongruenze registrate: anomalie ai certificati alla sicurezza dei lavoratori e la mancata denuncia della presenza dei lavoratori nelle casse edili di riferimento. Oltre a constatare di come i dipendenti fossero inquadrati in larga parte con contratti a tempo determinato, senza rispetto alcuno delle norme previste dalla contrattazione nazionale edile.

“Purtroppo – dice Antonio Alaia della Fillea Cgil Padova – approfondiamo la conoscenza con questo tipo di struttura organizzativa delle lavorazioni che operava all’interno del cantiere all’ex Rinascente, in occasione di un grave incidente occorso ad un lavoratore il 27 maggio 2022. Da quel momento in poi, intensifichiamo il contatto con i lavoratori e, con l’obiettivo di migliorarne le condizioni, attiviamo confronti sindacali con A.B.C srl ed Intesa costruzioni srl. Tuttavia, nel mezzo del confronto, contemporaneamente alla chiusura del cantiere per fine lavori, cessa ogni tipo di relazione e i lavoratori, almeno due di cui abbiamo certezza, vengono licenziati senza ragione alcuna. Il sospetto è che il meccanismo si ripeta in tutti i cantieri sparsi per la penisola in cui questa ditta opera, coinvolgendo centinaia di dipendenti di A.B.C. srl. Si tratta di comportamenti e modalità paragonabili al gioco delle scatole cinesi che aprono e chiudono per il tempo necessario a vedersi assegnare un appalto. Condotte che portano con sé evasione contributiva e alle casse edili, senza considerare il mancato versamento dell’Irpef. Inutile aggiungere che i lavoratori di queste realtà subiscono svariati cambi societari e sebbene con un diverso responsabile legale, operano negli stessi cantieri e vengono coordinati dagli stessi responsabili. Come Fillea Cgil, da tempo sosteniamo che viste le condizioni dei lavoratori e tali modalità di gestione aziendale, questi sub appalti in realtà siano equiparabili al fenomeno dell’intermediazione illecita di manodopera. La legge sancisce che i lavoratori in sub appalto debbano avere i medesimi diritti e le medesime tutele di quelli operanti nell’azienda capofila, mentre situazioni di questo tipo servono solo a risparmiare in modo significativo sulla forza lavoro e a comprimere i diritti dei lavoratori provenienti dalla bilateralità e dalla contrattazione collettiva”.

“Quel che vogliamo – conclude il sindacalista della Fillea Cgil – è che si garantisca la dignità a tutti i lavoratori. E chiediamo che i due lavoratori licenziati da A.B.C. vengano assunti da Intesa Costruzioni, come gesto di responsabilità per quanto avvenuto nel cantiere dell’ex Rinascente di Padova”.

“Episodi di questo tipo rischiano di moltiplicarsi a causa della modifica del Ministro Salvini al codice degli appalti – aggiunge Gianluca Badoer Segretario Generale della Fillea Cgil Padova – dato che, con l’introduzione degli appalti a cascata nel nostro Paese si creerà uno scenario in cui lavoratrici e lavoratori saranno vittime di una sempre crescente compressione del loro salario, dei loro diritti e sicurezza. Come Fillea Cgil di Padova chiediamo che le Istituzioni e la Committenza si prendano carico della situazione. Riteniamo inaccettabile che fatti di questo genere avvengano nel cuore di una città come Padova. Chiediamo, inoltre un incontro urgente con la committenza, la medesima anche per altri cantieri di altre città italiane. Nei fatti, quel che è successo è che si è instaurata una filiera di attività che fa dello sfruttamento di lavoratrici e lavoratori il guadagno reale. È necessaria una seria responsabilizzazione su ciò che accade realmente nei cantieri. Chiediamo dignità per chi lavora”.

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