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Lavoro. Boom di vertenze. Cgil Padova: “Commercio, turismo, servizi e metalmeccanica i settori con maggiori illegalità. E col Decreto Lavoro le cose peggioreranno”

Titolo di prima pagina del numero odierno de il Mattino di Padova e ampio spazio al tema delle vertenze legali sul lavoro che l’UVL (Ufficio Vertenze Legali) della Cgil sta portando avanti nell’interesse di lavoratrici e lavoratori. Sono state, nel corso del 2022, 5587 le pratiche aperte riguardanti vertenze e procedure di dimissioni, a cui bisogna aggiungerne altre 2.477 dell'ufficio vertenze interno alla Filcams.

I due settori maggiormente coinvolti sono quelli del commercio, turismo e servizi – quasi un terzo del totale delle vertenze – e quindi riguardano la Filcams e la metalmeccanica, ossia la Fiom. Seguono la Filctem, e a scalare Fillea, Filt, Flai, Fp e NidiL.

Scrive il Mattino di Padova: “Delle pratiche di via Longhin la voce grossa è rappresentata dal recupero crediti, di questi la stragrande maggioranza sono mancati pagamenti: mensilità o ore di straordinario. Ma all'interno della grande statistica del sindacato ci sono anche moltissime dimissioni, un fenomeno che negli ultimi anni non accenna a diminuire e che è indice di una continua mobilità professionale. Non sempre però il cambiamento è un ascensore professionale, spesso il lavoratore cambia per piccole condizioni che migliorano, seppur di poco, la qualità della vita”.

“È il caso, ad esempio, delle dipendenti di un'impresa di pulizia che si avvicinano di più a casa – spiega Teodor Amarandei, dell'ufficio vertenze Cgil – O che possono contare su una programmazione di più ore concentrate, invece che frammenti di ora distribuiti nella giornata o nella settimana, anche senza guadagnare di più. Inoltre ci sono le finte partita Iva, ossia quando si tratta di un dipendente a tutti gli effetti camuffato dietro una falsa partita Iva perché il datore di lavoro possa contare su sgravi.

“La casistica delle vertenze – interviene Marco Galtarossa della segretaria generale Cgil Padova – ci dice che non ci sono precari perché sono troppo spaventati; non ci sono edili perché molte ditte sono partite Iva di padre e figlio; ci dice inoltre che, in proporzione ai lavoratori, il 30% degli stranieri è un numero significativo: sono lavoratori sfruttati, più ricattabili e senza una rete sociale di supporto, per cui una mensilità non pagata fa la differenza. E poi ci dimostra quello che sapevamo: il lavoro interinale doveva essere un accesso al lavoro, invece è diventata la strada maestra delle condizioni più precarie; mentre la presenza del sindacato resta un presidio alla legalità: dove ci siamo ci sono più tutele”.

«Il mercato del lavoro attuale – aggiunge Galtarossa – è segnato da una forte mobilità dei lavoratori e dalla loro mancanza, registrata in tutti i settori. Serve un modello sociale nuovo, che tenga in maggiore considerazione il lavoratore ma il recente Decreto lavoro del governo Meloni, dovesse passare, non farà altro che aggiungere preoccupazioni perché spingerà ancor più allo sfruttamento. Si pensi all'assurda disposizione per cui, se il lavoratore non si presenta per 5 giorni, la sua assenza diventa dimissione volontaria, non potendo così contare sulla disoccupazione. Faccio un esempio: un operaio non vuole salire su un'impalcatura perché è pericoloso, il datore di lavoro lo allontana dal cantiere, l'operaio prova ad informarsi, in un lampo passano 5 giorni e resta a casa senza tutele solo per aver chiesto sicurezza”. 

“Il mondo del commercio, turismo, terziario e servizi – dice la Segretaria Generale della Filcams Cgil di Padova – è un mondo conflittuale tanto che ci siamo dotati di un ufficio vertenze interno, e siamo l'unico settore ad averne uno oltre a quello confederale. I problemi sono numerosi: la precarietà, il part-time involontario, i contratti pirati e il lavoro nero o grigio. Quando si arriva alla vertenza il più delle volte lo si fa in malo modo, con persone stremate che chiedono giustizia per quello che hanno patito”. E in questo mondo di sofferenza e diritti negati, il commercio porta la corona dello sfruttamento:

«Abbiamo lavoratori e lavoratrici – prosegue Marquidas Moccia – che fanno più ore di quelle che prevede il contratto, cedolini sbagliati, inquadramenti errati malgrado svolgano mansioni con maggiori responsabilità, contratti di apprendistato esasperati. Ma a detenere lo scettro dei contratti spietati è la grande distribuzione”: «

“In questo settore – conclude la Segretaria Generale della Filcams Cgil Padova – le commesse hanno pagato una flessibilità estrema, che doveva aiutare a coniugare vita familiare e lavoro (soprattutto per le donne) ma ha finito per dare vantaggi solo alle aziende. Ed oggi ci troviamo gli orari delle lavoratrici appesi in bacheca il venerdì per la settimana successiva, dove la turnazione di una settimana non è mai uguale all'altra, non c'è un giorno di riposo fisso e se protesti il datore di lavoro si irrigidisce facendoti fare si il part-time, ma con tutte le chiusure. E questo solo perché le lavoratrici e i lavoratori chiedono più stabilità. Ma da un punto di vista legale è difficile intervenire perché spesso le persone sono indotte a firmare il contratto con la rassicurazione che poi quegli orari non saranno applicati. Non stupiamoci se i grandi supermercati cercano personale di continuo: questa mobilità disperata non è fisiologica, è una fuga da condizioni di lavoro a senso unico” .

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