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La denuncia della Cgil di Padova. Contratti Pirata: “A Padova, 3 mila i lavoratori coinvolti. Logistica e commercio i settori più colpiti”

Oggi, domenica 1 ottobre, titolo in prima pagina e approfondimento de il mattino di Padova sulla piaga dei contratti pirata che coinvolgono circa 400 mila lavoratori in Italia e 3000 a Padova.

Scrive il mattino di Padova:

Contratti pirata, cioè non siglati dai sindacati confederali con il lavoratore che ci rimette fino a 500 euro e la 14ma che non esiste. Interi settori dove il salario minimo è una chimera perché si guadagnano 7,50-8 euro all'ora e 9 euro sarebbero già una conquista di dignità. E poi le morti sul lavoro, quelle che straziano perché forse evitabili se ci fosse meno risparmio e più formazione. La denuncia parte dai sindacalisti della Cgil, furenti per le misure del Governo «che precarizza sempre di più il lavoro a beneficio delle imprese», dicono. Quello del lavoro sarà uno dei temi della manifestazione "La via maestra, insieme per la Costituzione" del prossimo 7 ottobre a Roma.

«Le politiche dei governi degli ultimi 30 anni hanno abbassando diminuito continuamente i costi», attacca Marco Galtarossa, segretario confederale Cgil, «Il risultato è l'inesorabile aumento del lavoro precario. Il Governo sta andando proprio in questa direzione con la liberalizzazione dei contratti a tempo determinato: assumo per il tempo che voglio, non stabilizzo i lavoratori e non devo nemmeno giustificare il perché».

SALARIO MINIMO

Secondo i dati della Cgil il popolo dei sottopagati è di 100 mila persone che hanno stipendi inferiori al salario minimo, svolgono impieghi poco professionalizzati, quasi sempre precari, e fanno fatica ad organizzarsi per essere ascoltati. «Questi lavoratori», interviene Marquidas Moccia, dirigente sindacale Filcams Cgil, «fanno parte soprattutto del terziario: commercio e turismo, dunque soprattutto commessi e camerieri, ma li troviamo anche nelle aziende e perfino nella pubblica amministrazione. Inoltre molti di loro hanno contratti nazionali da rinnovare, scaduti da anni e paghe orarie di poco superiori a 7,50 euro. Parliamo di baby sitter, facchini, vigilantes, ma anche segretarie degli studi professionali e assistenti alla poltrona. Facciamo qualche esempio: un barista di quinto livello prende mediamente 8,30 euro all'ora; un addetto alla mensa 7,87 euro all'ora; la signora delle pulizie 7,50 euro all'ora. Il salario minimo serve anche per dare una spinta alle contrattazioni nazionali: quella del commercio è scaduta nel 2019, il turismo nel 2021, la vigilanza è stata appena rinnovata dopo 8 anni ma è ancora sotto i valori minimi per essere considerata dignitosa. Avere stipendi di 4 anni fa, in questa contingenza eccezionale, mette in difficoltà tante persone. Non sorprende siano i settori che dicono di non trovare personale quelli più coinvolti: chiedono una flessibilità enorme e pagano meno degli altri».

L'INGANNO DEL TEMPO DETERMINATO

Si tratta di lavoratori spesso a tempo determinato che hanno tutto da perdere e che accettano molto nella speranza di essere confermati: «Mezz'ora in più ma non te la pago; competenze non tue da svolgere», racconta Moccia, «e, nel caso delle donne, si tocca il fondo: lavoratrici lasciate a tempo determinato perché in età fertile e quindi messe in posizione ricattabile.

Per il datore di lavoro nel determinato senza limiti c'è tutto da guadagnare. È evidente che salario minimo e rinnovo dei contratti devono andare di pari passo».

CONTRATTI PIRATA

«I contratti pirata sono circa 800 su mille», riferisce Galtarossa, «ne firmiamo 208 a livello nazionale, coprendo il 97% della forza lavoro, ma in Italia si stima siano 400 mila i lavoratori non inquadrati da un contratto collettivo riconosciuto. A Padova sono 3 mila. I settori più colpiti sono la logistica, gli autotrasportatori, il multiservizio e, in testa, il commercio: solo tra i commercianti si contano oltre 270 contratti irregolari. Per il lavoratore significa fino a 500 euro in meno in busta paga e quasi sempre niente 14ma». Più il lavoro è frammentato, meno diritti sono rispettati e più finisce per essere insicuro.

SICUREZZA

«Il lavoro povero», spiega Marco Galtarossa, segretario confederale Cgil, «significa niente investimenti e tanti rischi: niente formazione perché devo vincere la gara al ribasso e comprimo i costi, a volte perfino risparmio sui materiali; niente corsi e aggiornamento e pericolo di professionalità bassissima».

Nel primo semestre del 2023 gli infortuni sul lavoro a Padova sono aumentati del 75% rispetto all'anno prima, quelli mortali del 500%: 7 incidenti rispetto ai 4 del 2022 e 6 mortali rispetto ai 2 dell'anno scorso. A cui aggiungere i 3 morti da luglio ad oggi: 2 a luglio e 1 a settembre.

«L'obiettivo è sempre lo stesso», insiste Galtarossa, «ed è risparmiare, mettendo in campo azioni per ridurre i costi. Così una persona finisce per lavorare da solo di notte; le ore di formazione diminuiscono invece che aumentare e il problema diventa sempre più culturale, passando il messaggio che formarsi non è poi così importante: nell'accorso Stato-Regioni, per le attività ad altro rischio, le ore di formazione sono state ridotte da 12 a 6. Perché? Per risparmiare. Ormai insegnare a lavorare in sicurezza è guardare un file, per le imprese fino a 12 lavoratori – dunque piccole aziende – saranno gli stessi datori di lavoro a fare la formazione. C'è da chiedersi secondo quali competenze e se per caso non vorranno farla sul campo, cioè continuando a lavorare, non sia mai che si rallenti la produzione». —

Nel filmato, il Segretario Generale della Cgil, Maurizio Landini su salario minimo e necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale contro i contratti pirata

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